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Il cemento che trasmette la luce

Il cemento che trasmette la luce

Siamo abituati a pensare al cemento come qualcosa di grigio e squallido, una necessità costruttiva che, lasciata a nudo, mostra la sua triste essenzialità. Da questa mesta immagine riesce a venir dignitosamente fuori solo in quei rari casi nei quali è impiegato “a nudo”, in grandi architetture dove il genio di alcuni tecnici riesce a plasmare la materia in modo da trasfigurarla.

Ciò nonostante, si tratta di un gioco di prestigio, come quello dei grandi illusionisti che ci mostrano ciò che in realtà non c’è oppure riescono a nascondere ai nostri occhi quel che è palese. Allo stesso modo, in queste grandi architetture-sculture, l’essenza intrinseca del cemento resta invariata, immutata, irrigidita nella forma che le è stata data, nonostante la grandiosità dell’opera nel suo complesso.

Ma qualcosa è davvero cambiato o, almeno, sta cambiando, grazie al genio creativo di un giovane architetto ungherese: Áron Losonczi.

Nato nel 1977 a Csongrád, in Ungheria, ha frequentato dal 1995 al 2001 la Facoltà di Architettura e Ingegneria presso l’Università Tecnica di Budapest, conseguendo la laurea magistrale, nonché la Scuola di Architettura KTH di Stoccolma tra il 1999 e il 2000 ed, infine, la Scuola KKH di Architettura di Stoccolma tra il 2001 e il 2003.

Nei suoi studi post-laurea, Losonczi stava analizzando le applicazioni del vetro in architettura quando si imbatté nei conduttori di luce in fibra ottica. Cominciò, così, a sperimentare e, alla fine, produsse due blocchi-prototipo di cemento capaci di trasmettere la luce, che chiamò pietre “Lightweight” (letteralmente “peso leggero” ma, per un gioco di parole, traducibile anche in “peso di luce”). In tali blocchi erano disposte file parallele di migliaia di fibre ottiche molto sottili, annegate nel calcestruzzo a grana fine, che collegavano le due facce opposte dei blocchi stessi. Il risultato è stato un nuovo materiale da costruzione portante, omogeneo nella sua struttura interna così come sulle superfici principali, capace di trasmettere la luce e che offriva molte possibilità di impiego. La luce, trasmessa da un lato a quello opposto di un muro costituito da questi blocchi, creava delle zone d’ombra se si offuscava parte della superficie e rendeva il muro simile ad un enorme schermo su cui si proiettavano le sagome degli edifici, degli alberi e dei passanti.

Il connubio perfetto tra luce e architettura faceva apparire il calcestruzzo “leggero”.

Già nel 2001 Losonczi presentò, dunque, il LiTraCon (acronimo di Light Transmitting Concrete), un nuovo tipo di cemento in grado di trasmettere la luce, studiato in collaborazione con gli scienziati dell’Università Tecnica di Budapest e, nel 2004, fondò l’azienda LiTraCon Bt con sede vicino alla città di Csongrád, per produrre tutti i prodotti LiTraCon, perlopiù blocchi prefabbricati di dimensioni diverse.

Le fibre compongono solamente il 4% del volume del materiale, il che fa sì che la superficie rimanga molto simile a quella del cemento tradizionale. I blocchi possono essere utilizzati anche per funzioni strutturali in quanto le fibre ottiche non riducono in modo significativo la loro resistenza ed, inoltre, possono essere prodotti anche in modo da favorire l’isolamento termico. Teoricamente, dice Losonczi, un muro fatto di pietre ” Lightweight ” potrebbe essere di diversi metri di spessore, dal momento che le fibre di vetro sono in grado di condurre la luce anche a grande distanza senza alcuna perdita di luminosità.

E’ venuto a modificarsi il concetto stesso di muro, così come lo conosciamo dalle prime rudimentali costruzioni dell’uomo: ci troviamo di fronte ad una clamorosa trasformazione, in cui il muro diventa un diaframma tra interno ed esterno che, pur conservando la resistenza e la funzione di isolamento termico ed acustico caratteristica di un paramento tradizionale, ha la traslucidità del vetro. Ciò consentirà non solo di creare nuove sculture architettoniche ma, anche, più prosaicamente, di illuminare interni di edifici che, in precedenza, non potevano godere di tale beneficio. Per questa ragione (grande resistenza e permeabilità alla luce), anche se costoso, il LiTraCon attrae gli architetti.

Tale nuovo materiale è stato, infatti, insignito di numerosi premi: la Joint Cup East in Svezia (2003, I° premio), il Excitera Innovation Challenge in Svezia (2003, I° premio), vincitore del Red Dot Awards in Germania (2005), vincitore del Best Use of Innovative Technology in USA (2006), vincitore del Premio LEAF nel Regno Unito (2006), insignito dell’iF Design Award in Germania (2008).

Nel gennaio 2009, ad Áron Losonczi è stato concesso il Premio Ernst & Young “Innovator” 2008 (USA).

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