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Inaugurato il nuovo auditorium a Valva

Inaugurato il nuovo auditorium a Valva

Da 25 anni stava lì, un mostro in cemento armato, tutto aperto, a deturpare la piazza del centro storico: all’interno solo rifiuti e detriti, quasi tutti abbandonati dalla ditta che lo aveva costruito. Era il luogo occupato dalla vecchia Chiesa della Congregazione e di alcuni locali comunali, andati quasi del tutto distrutti a seguito del terremoto del 1980, che aveva devastato il comune di Valva.

Quale sarebbe potuta essere la nuova destinazione, ora che l’edificio destinato al culto, era stato di fatto sconsacrato, come previsto dal Codice Canonico (Can. 1212), con il crollo delle strutture murarie?

Delle vecchie fabbriche era rimasto in piedi solo un muro in pietrame calcareo della lunghezza di circa dieci metri e dell’altezza di circa sei metri. Tutto il resto era un nuovo fabbricato in cemento armato coperto da grandi capriate in legno lamellare, avente interassi molto variabili. La superficie, a forma trapezoidale, aveva una lunghezza all’interno di m. 21,40 ed una larghezza variabile da m. 13,40 a 12,15, per un’altezza in gronda di m. 8,50. Anteriormente vi erano tre portali in pietra, di cui quello centrale sembra sia stato quello della vecchia Chiesa. La struttura, tutta aperta, permetteva il libero accesso all’adiacente villa D’Ayala, che di fatto non era protetta dall’azione di eventuali vandali. Il muro tra la Chiesa ed il castello della villa, di cui era rimasta una piccola traccia di pochi metri quadrati, conteneva una vecchia porta in ferro incastonata in un portale a sesto acuto, insufficiente ad impedire in passaggio agli estranei.

Forse la vecchia Chiesa in origine doveva essere una cappella al servizio degli abitanti del castello: purtroppo, il Sovrano Militare Ordine di Malta, proprietario della villa e del castello, non ha voluto fornire copie di documenti necessari per capire la storia dei luoghi.

Per lo stato di abbandono in cui si trovava si è quindi pensato ad un suo recupero, con proposta di ritorno delle tradizioni culturali e principalmente musicali di Valva, ovvero riservandola a concerti di musica da camera ed a concerti di musica sinfonica.

Non è stato semplice per i progettisti trovare soluzioni compatibili ai vari problemi che si sono presentati, tutti contrastanti tra di loro. La superficie disponibile per ottenere quanto necessario alla realizzazione di un auditorium avrebbe consentito solo un numero limitato di posti: non ci sarebbe stato spazio sufficiente per i camerini degli orchestrali, per i servizi destinati al pubblico, per i locali tecnologici ed ancor meno per un foyer o vestibolo. Con lo spazio a disposizione si sarebbe ottenuta una sala con meno di cento posti a sedere, insufficienti per lo scopo previsto, con un costo unitario elevato e senza un adeguato ritorno di immagine.

Non potevano essere costruiti dei camerini al di sopra delle catene del tetto, per mancanza di un’altezza sufficiente, né poteva essere utilizzato lo spazio al di sotto del palcoscenico, in quanto proibito dalle norme di sicurezza per i locali di pubblico spettacolo.

Dopo vari studi è stata scelta la soluzione di costruire tutti i locali al servizio dell’auditorium al di sotto del piano di calpestio della piazza Plebiscito, visto anche un esistente progetto di riqualificazione locale, utilizzando anche vecchi corpi di scala che dalla piazza davano accesso al preesistente edificio, come riportato in Catasto. Ai locali tecnologici è stato riservato lo spazio posteriore, al confine con la villa D’Ayala. Per l’ingresso alla sala è stato ricavato un vestibolo della profondità di tre metri, completato di un piccolo guardaroba e di una biglietteria. La copertura del foyer è stata prevista a gradonata in modo da consentire ad altro pubblico la presenza in sala, con accesso diretto dalla piazza. Questo è corredato di servizi per il pubblico e della saletta di regia con in comandi per le luci e per i suoni.

Con il palcoscenico della profondità di sei metri, in sala possono trovare posto circa 200 spettatori in comode poltroncine, mentre sulle gradinate possono accedere altre 48 persone, per cui si ha un auditorium con quasi 250 posti a sedere.

Sul fondo della sala un ampio finestrone di circa 24 metri quadrati, avente vetri colorati traslucidi del tipo antisfondamento, permette la vista del retrostante castello D’Ayala, dando al pubblico l’idea di essere inserito nel verde del parco. Sul frontone anteriore, un rosone rappresentante lo stemma del Comune di Valva è realizzato con vetri speciali ad effetto illuminante. La sala è sobria e priva di pannellature e rivestimenti; lo stesso palcoscenico è privo di quinte e di sipario al fine di non assorbire una musica che non si avvale di amplificatori del suono.

Particolare non trascurabile, l’auditorium di Valva è il secondo per importanza in Campania, dopo quello di Ravello: uno dei pochi in Italia progettato per la grande musica. Ma è da rilevare che se quello di Ravello è costato venti milioni di euro, pur avendo 300 posti, quello di Valva è costato la trentesima parte con circa 250 posti. Merito di tutti coloro che, indistintamente, si sono impegnati nella sua realizzazione, con dedizione, passione e tanto sudore.

Progettisti dell’opera sono gli ingg. Guido e Fabiano Roma, quest’ultimo anche calcolatore strutturale, direttore dei lavori e coordinatore della sicurezza; consulente l’arch. Simona Roma. L’impresa appaltatrice è la RI.FRA. di Giugliano in Campania (Na)

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